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Milano è memoria

Milano è memoria

Lunedì 15 gennaio si è tenuta a Palazzo Marino la presentazione delle iniziative in programma per il Giorno della Memoria e di “Pietre d’Inciampo”.

Quest’ultima è una iniziativa ideata e proposta dall’artista tedesco Gunter Demnig (1947) per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. Questa azione si prefigge di raggiungere numerose persone, specialmente i giovani, con lo scopo, inciampando, di suggerire una riflessione e un approfondimento del dramma subito in maggior parte dagli Ebrei, dai deportati politici uccisi durante il nazifascismo.  Infatti questa “memoria” viene posata indipendentemente dall’appartenenza etnica o religiosa. Si tratta  di incorporare , nel selciato stradale della città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime dell’Olocausto,  un piccolo elemento lapideo della dimensione di un sampietrino (10×10 cm) ricoperto con una piastra di ottone con il nome della persona, la data e l’eventuale luogo di deportazione e, se conosciuta, la data di morte.

La prima posa è avvenuta nel 1995 nella città di Colonia e si è diffusa in molti paesi europei. Al momento sono state collocate oltre 56 mila pietre.

A Milano, il 23 gennaio, in via Aristide De Togni al civico 10, ne sono state cementate quattro per ricordare Ernesto Reinach, Etta De Benedetti Reinach, Ugo De Benedetti e Piero De Benedetti, così da richiamare alla memoria le atrocità subite dalle famiglie Reinach e De Benedetti.

Erano partiti dal Binario 21: un viaggio senza ritorno.

Questi nomi sono incisi nella lapide posta all’entrata della Sinagoga di via della Guastalla e sono i parenti della nostra cara amica, volontaria e socia Dina.

Ernesto Reinach è morto durante il viaggio, Etta e Ugo De Benedetti hanno perso la vita nel corso della  deportazione, mentre Piero, tredicenne, è stato subito “gasato” al suo arrivo ad Auschwitz.

Nei prossimi cinque anni saranno posizionate almeno 24 pietre nel capoluogo lombardo.

 

di Paolo Tempo